Martedì mattina, ospedale, coda interminabile per le analisi del sangue.
La gente in sala d’aspetto si divide in due tipologie.
C’è quella rassegnata, assente persino a sé stessa, che fissa mestamente il vuoto. A questa categoria solitamente appartengono i pensionati, che hanno corso tutta la vita e ora hanno voglia di sperimentare la perdita di tempo “ad-cavolum”, e qualche altro asceta.
Ci sono poi gli impazienti, la maggioranza, categoria che a sua volta ha più di 50 sfumature che vanno dal moderatamente impaziente, quelli che si limitano a guardare il tabellone ossessivamente e a trasalire ad ogni “bip” per vedere se magicamente sono saltati 45 numeri senza essersene accorti, e quelli nevroticamente impazienti. In genere quest’ultima categoria rischia di essere contagiosa. Sono le persone che si muovono ossessivamente per la sala, cercando scorciatoie inesistenti, valutando la possibilità di taroccare il proprio numero d’attesa per avanzare di qualche posizione, inveendo contro l’anziano che fatica a trovare la tesserina sanitaria e la signora alla cassa che “tanto per cambiare” non trova il codice dell’esame di turno.
A parte i pochi rassegnati, tutto il resto della folla è invece in costante ansia, come se questo potesse mai cambiare l’inevitabile.
Ed ecco il rebus: come fare ad individuare una mamma tra questa massa di nevrotici (tra cui purtroppo anche la sottoscritta)?
Semplice! Basta che venga pronunciata questa frase “Devo prenotare l’esame per il B-test!”…
MAGIA!
Il tempo si ferma, le ansiogene interrompono il loro frenetico vagare, gli occhi sberluccicano e spuntano sorrisi beoti e beati su visi prima tesi in smorfie scomposte.
E’ un attimo, un fantastico attimo in cui tutte ci sentiamo vicine a quel pancino in crescita e solidali con la felicità (o le nausee) della futura mamma in coda.
Poi il momento passa e la vita riprende…ma con un pizzico di serenità o malinconia in più che rende il tutto improvvisamente più sopportabile.
E con le tue provette in mano, ti avvii verso il patibolo!
Easy Vale
P.S. Quella incinta “purtroppo” non ero io 🙂
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