ALLATTARE: UNA LIBERA SCELTA?

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No.
Non lo è, non lo è affatto.

Sia che io desideri allattare o meno oggi non sono poi così libera di scegliere, “scegliere” ciò che è meglio per me e il mio bambino, oggi, nella società attuale, e nella mia situazione particolare.

Se scelgo di allattare parte già tutto male dall’ospedale, ti dimettono con una bellissima frase nella lettera di dimissione del tipo “se necessario somministrare latte artificiale tal de tali…”.
A parte il piccolo dettaglio che tale frase sulla lettera di dimissione non ci dovrebbe neanche essere, ma cosa significa “se necessario”?
“Oh mamma! Amore corri in farmacia a comprare questo robo che potrebbe essere necessario!”.

Se mi dimettono dopo un intervento chirurgico in genere nella lettera di dimissione c’è scritto “se necessario usare l’analgesico tal de tali per eventuale dolore”, e capisco che è normale avere dolore dopo l’intervento e che questo è gestibile con un analgesico.
Quindi tornando a mio figlio cosa dovrei capire che “normalmente” i bambini hanno bisogno di questo “latte artificiale”?
Vogliamo parlare del fatto che ti dimettono senza che l’allattamento sia ben avviato? Le linee guida esprimono chiaramente la necessità che l’allattamento sia avviato prima della dimissione “mamma bambino”, e invece vai a casa anche se tuo figlio non si è mai attaccato, perché forse due giorni in più in ospedale costano… al dirigente sanitario del momento, ma la verità è che anche il Ministero della Salute si è accorto che è molto più costoso rimandarti a casa con quella scatoletta di latte artificiale in mano, perché, “si sono accorti”, che i bambini allattati al seno si ammalano di meno nel corso della vita e quindi sono un costo inferiore per la Sanità Pubblica.
Da qui le nuove ambiziose indicazioni: si consiglia di allattare in modo esclusivo fino a 6 mesi e proseguire con il latte materno almeno fino a 12 (meglio se 24 ma ci accontentiamo anche di 12).

Il vero problema è che nella società moderna non esiste più “il cerchio magico”, quel gruppo di donne, mamme, zie, cugine amiche che si stringevano intorno ad una puerpera e si occupavano di tutto (delle faccende, di lei, di incoraggiarla, di consigliarla).
Insegnavano, passavano l’esperienza di generazione in generazione, infondevano energia e fiducia in se stesse. Oggi sei sola (o quasi).
Perché allattare può essere difficile, non sempre tutto parte nel migliore dei modi, ma con i giusti consigli in realtà praticamente sempre puoi correggere il tiro e intraprendere un felice allattamento.
Poi diciamo che riesco, grazie all’aiuto di consultori specializzati e volontarie della Leche League, ad allattare felicemente mio figlio nonostante il contraddittorio tentativo del nostro sistema sanitario di boicottare il mio desiderio.
Se nonostante il rientro a lavoro quando mio figlio aveva 4 mesi, il lungo orario di lavoro lontano da casa, le faccende, il marito da non trascurare, il cane da non dimenticare, i cambi stagione e le innumerevoli lavatrici penso di seguire il “consiglio” del Ministero della Salute, (anche perché ho letto l’elenco ingredienti del così detto “latte crescita” e ho deciso che io una roba così non la berrei mai figuriamoci se la do a mio figlio) voi pensate che la società vi appoggi?
Nel migliore dei casi vi diranno che il vostro latte è acqua, quando in realtà è esattamente il tipo di latte di cui ha bisogno vostro figlio in quel momento, selezionato perfettamente da un poco conosciuto sistema che si chiama “evoluzione della specie”.
Nel peggiore vi faranno sentire in colpa come se state facendo qualcosa di vergognoso costringendovi ad allattare di nascosto.
Mio figlio ha 20 mesi e io allatto ancora. Secondo il mio capo, per esempio, io sono stanca perchè allatto “ancora” e non perchè prendo 3 mezzi per andare a lavoro, sono fuori casa 12 ore al giorno, sbrigo le faccende e mi curo della famiglia in altre 6 e dormo, forse, 5/6 ore a notte.
Recentemente ho avuto un intervento chirurgico e ho chiesto che mi somministrassero una anestesia che si eliminasse velocemente perché allattavo: quando mi è stato chiesto quanto aveva mio figlio l’atteggiamento del personale sanitario in sala operatoria è diventato piuttosto antipatico. Alla domanda di una ignara infermiera del perchè non mi stavano facendo la solita anestesia, l’anestesista “donna” ha risposto simpaticamente “la signora ha deciso di soffrire”.
Il giudizio degli altri, soprattutto delle “altre” (perché di solito le più cattive in questo ambito sono proprio le donne) era arrivato immancabilmente come un macigno sui miei sentimenti di mamma.

 

Scegliere di non allattare è ancora più difficile.
Il giudizio del prossimo potrebbe non essere sostenibile.
Nutrire il proprio figlio con latte materno si sa, sarebbe la miglior scelta, ma bisogna fare i conti con la realtà.
Da fuori sembra tutto facile ma oggi una mamma è stressata, ha mille preoccupazioni, l’ansia del rientro al lavoro, l’ansia di riuscire a fare tutto, l’ansia di nutrire sufficientemente il proprio figlio (perché credo che tutte, ma proprio tutte, almeno una volta ci siamo domandate se il latte che beveva nostro figlio al seno fosse sufficiente).
Magari ho provato ad attaccare il piccolo, ma non riesco e non mi sento capace. Oppure non me la sento, non ce la faccio, sono stanca, ho sonno, e quando allatto ho tanto dolore. Non ho sostegno, non ho il mio cerchio magico, mi sento sola.
Nelle prime settimane post parto ti senti svuotata, ti sembra di non essere più una persona ma un’appendice, una nutrice e basta. Non dormi, se non hai qualcuno che ti cucina probabilmente mangi poco e male, fare una doccia diventa un lusso e con grossa probabilità vai in giro per casa in pigiama che puzzi di latte e bimbo. Può essere molto difficile.
Ho conosciuto una mamma che ricorda così i primi mesi con suo figlio: “E’ stato tremendo, allattare era un dolore insopportabile, mi sentivo morire ogni volta. Mio marito e mia suocera si aspettavano che allattassi senza problemi ma non è stato così. Ho ringraziato il cielo quando sono arrivata ai 4 mesi e ho potuto smettere per rientrare a lavoro”. E un’altra era sull’orlo di un esaurimento nervoso, con tutto che aveva una persona full time a casa ad aiutarla, non riusciva a prendere suo figlio in braccio, si sentiva male solo all’idea.
La stessa, passata al latte artificiale è rinata, ha cominciato a cercare ed abbracciare suo figlio con piacere, a nutrirlo con amore e non con avversione.
Le pressioni familiari e della società in generale, delle altre mamme che “allattano”, possono farti sentire che non puoi scegliere, devi allattare se “vuoi” essere una buona madre. E quindi devi “sperare” che il latte sia poco, o peggio che arrivi presto il momento di rientrare a lavoro perché sei autorizzata socialmente a dare il latte artificiale a tuo figlio.
E’ assurdo, siamo nel 2015, milioni di bambini crescono senza problemi con il latte artificiale. Il progresso ci da questa possibilità, ma io non posso “scegliere” veramente. Posso dire che non avevo latte, bugia che la società accetta serenamente creando falsi luoghi comuni.
Ma io mi domando, non sarebbe stato più logico che queste mamme avessero potuto scegliere liberamente e godersi il loro pargolo sin dal primo giorno? E i loro bambini, se avessero potuto parlare, secondo voi cosa avrebbero scelto: una mamma che lo allatta al seno con repulsione, sofferenza e lacrime o una mamma che lo allatta col biberon in un caldo e lungo abbraccio pieno di amore?

La società odierna su un argomento così personale è pronta a giudicare all’istante.
Nessuna mamma e nessun bambino sono uguali ad altri, ogni situazione è particolare, scegliere di allattare è una cosa veramente personale… come è possibile che si sia sempre così pronti a lanciare l’accetta sulla scelta di una neomamma su come vivere la propria maternità?

E trovo ancora più pazzesco che le mamme che scelgono di allattare giudichino in modo così severo che sceglie di non farlo e viceversa.
Loro per prime dovrebbero avere più comprensione. Loro sanno come la società e i giudizi degli altri sono ingiusti nella tua particolare situazione.

Una mamma va sostenuta e aiutata sempre. Perché le sue scelte sono sempre difficili, straripanti di emozioni, senso di responsabilità, doveri… Non scegliamo mai qualcosa perché ci fa comodo, ma perché ci sembra la miglior scelta per nostro figlio.
Ed è fondamentale che il primo sostegno venga dalle altre mamme, anche se hanno fatto scelte diverse, perché prima di tutto siamo mamme e io non dirò mai a te come crescere tuo figlio, perché non accetterei che tu lo dicessi a me.

Oggi il cerchio magico non c’è più a proteggerci e sostenerci, ma forse, se impariamo a sostenerci a vicenda e a rispettare noi per prime le scelte altrui su argomenti come l’allattamento magari, come per magia, la società inizierà a sostenere veramente una “libera scelta” permettendo a molte mamme e bambini di vivere meglio i loro preziosissimi primi mesi insieme.

EasyElisabetta

http://easymamma-rovellasca.net/2015/05/13/allattare-una-libera-scelta/

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